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Channel: Commenti a: L’intervista. Veneziani: “L’identitarismo, la destra, la fondazione An e Marine Le Pen”
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Di: Fabio Andriola

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Caro Catilina,
leggere con attenzione un giornale è una cosa, viverlo dall’interno dal primo all’ultimo numero è un’altra. Ora, lungi da me la tentazione del “reducismo” ma poiché c’ero, ero giovane e abbastanza sveglio, alcune cose posso dirle con cognizione di causa anche perché alcune pagine del giornale non solo avevano la mia firma ma anche (quelle di cultura e spettacoli) dipendevano direttamente da me. Detto questo – in attesa che una storia di “Italia settimanale” la faccia compiutamente Veneziani, chi meglio di lui? – sarà il caso di fare qualche precisazione. Il ruolo di due ottimi professionisti come Rossi e Lanna all’epoca è stato assolutamente marginale (Mellone poi era proprio agli inizi…) durante l’intera gestione Veneziani mentre è stata predominante invece durante i pochi mesi “dadaisti-surrealisti” della direzione Buttafuoco. Tra una cosa e l’altra ci fu la direzione Caprettini, giornalisticamente ineccepibile ma anche sicuramente più aderente a via della Scrofa. In quel periodo si lavorò nella massima libertà anche se non possiamo negare l’evidenza di un fatto e cioè che Veneziani fu allontanato dal giornale che aveva creato proprio perché non omogeneo al progetto politico che stava prendendo forma. Sostenere il contrario vuol dire affrontare una contraddizione in termini ciclopica anche perché i nomi e i cognomi di chi ispirò ed eseguì quel colpo di mano miope e arrogante sono i nomi e i cognomi di chi ha fatto un bel pezzo della storia di An. Con altro tempo e altri spazi poi il concetto potrebbe essere ampiamente integrato e arricchito con nomi e circostanze ma il dato è comunque evidente e incontrovertibile.
Citi anche due amici come Gabriele Marconi e Marcello De Angelis: per quanto ne so e li conosco, definirli organici al progetto di An mi sembra abbastanza avventuroso. Comunque sul tema potranno intervenire casomai loro stessi. Citi anche Alessandro Campi ma in un giornale “libero” c’è posto per tutti: su “Italia settimanale” ha scritto – pure assunta – gente di sinistra come Telese, Camarrone, Di Michele e altri. Cosa ne dovremmo concludere: che quel settimanale ha preparato il terreno al PD?
Tra i nomi non ancora fatti ma che avevano più peso di quelli invece citati ricordo Giano Accame, Enzo Erra, Gianfranco De Turris (mi sembra ma non ci giuro forse anche Sermonti. Ma la collezione del giornale è troppo in alto e non ho voglia di tirarla giù…): anche loro portatori d’acqua più o meno inconsapevoli alla Svolta di Fiuggi? Non credo proprio. “Italia settimanale” raccoglieva le voci e gli umori di un mondo variegato che in parte è finito in An e in gran parte no anche se magari gli ha ruotato intorno. Ma chi quel giornale l’ha fatto materialmente, pensandolo settimana dopo settimana, ha fatto in gran parte ben altre strade, anche lontane dalla politica come nel mio caso. Poi ognuno la pensi come crede ovviamente.
Io mi occupo di storia e quindi metto i fatti in fila e cerco di corroborarli con dati oggettivi, riscontri e se possibile documenti. Non so volare alto come altri che arrivano a costruire cattedrali in cielo solo col pensiero. Io preferisco quattro mattoni ma ben solidi. E per questo credo che bisogna iniziare a rimettere un po’ le cose a posto. Magari da quello scandalo che è la voce “Wikipedia” dedicata a “Italia settimanale”.
Ps: a proposito, quando si comincia a pensare a come fare l’equivalente di “Italia settimanale” per il terzo millennio?


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